martedì 8 dicembre 2015

Architettura senza Architetti – Il Coiles del Supramonte


L'Ovile Sardo, meglio conosciuto con il  termine proprio del dialetto baunese ( “Cuile” o  "Coile" )  è storicamente una struttura destinata all'allevamento delle capre.



Sono queste le ultime testimonianze della vita pastorale nelle impervie alture del Supramonte, la dove, fino agli anni 50-60 del secolo scorso, i pastori di Urzulei, Baunei, Dorgali, Oliena e Orgosolo avevano creato un sistema di sfruttamento economico dell’allevamento di capre e maiali affrontando di petto la natura più selvaggia e inospitale della Sardegna.

I Cuiles sono stati utilizzati fino alla fine del secondo dopoguerra dai pastori e dalle loro famiglie. Con la bonifica e la valorizzazione delle terre incolte, la riforma agraria e la motorizzazione, giorno dopo giorno le capanne di montagna sono state abbandonate. Il pastore (finalmente) si è potuto trasferire stabilmente nel paese d’origine, spostandosi quotidianamente nella sua azienda zootecnica.

Una conquista per le condizioni di vita ma la fine di una cultura millenaria. Le montagne più impervie si sono quindi spopolate e i cuiles sono stati abbandonati.


Secondo le analisi storiche e archeologiche i cuiles sono un’eccezionale opera di ingegneria rurale di chiara derivazione nuragica, in quanto è netta la somiglianza della principale infrastruttura con le capanne nuragiche. Del resto, gli stessi antichi abitatori della Sardegna erano, oltre che dei valorosi guerrieri, un popolo di pastori e agricoltori che si dovettero adattare all'asprezza del territorio sardo per sopravvivere e prosperare.


La Costruzione

La prima operazione obbligatoria da fare per la costruzione del “cuile” era l’individuazione del luogo dove doveva essere eretto. 

Si trattava spesso di uno spiazzo naturale al centro della piana di un altopiano, oppure un luogo sopraelevato dove poter controllare meglio il bestiame al pascolo o avvistare preventivamente eventuali minacce (ladri e malfattori che a quei tempi spesso sceglievano il Supramonte come luogo di fuga dalla giustizia).

Le strutture esistenti ancora intatte costituiscono dei veri e propri gioielli di architettura tradizionale e spontanea del Supramonte. 

Le struttura è composta dalle seguenti parti:

"Su Barraccu o Pinnettu ", la capanna principale del pastore talvolta avente una capanna ausiliaria;


"Sa Corte", il recinto realizzato per rinchiudere le capre;



"As Cumbulas", adibito al ricoveri dei maiali.

“Su Barracu” e veniva costruita creando il muro perimetrale in pietra e innalzando la struttura in legno, di forma conica, di circa 3-4 metri d’altezza.


L’ingresso dell’Ovile, chiamato “Su Ennale”, presenta un architrave in ginepro, sorretto da tronchi del medesimo legno, inseriti a mo di pilastro, sulle estremità del basamento in pietre.

All’interno della capanna venivano disposte delle pietre rettangolari per delimitare l’area de “su foghile”, in cui accendere il fuoco, mentre intorno alle travi si disponevano dei ripiani per riporre i prodotti caseari o gli attrezzi da lavoro.



In cima della struttura veniva fissato  un cappello chiamato “su cugumale” la cui funzione principale era quella di proteggere il cuile dall’acqua e dalla neve, nonchè di far scorrere l’acqua piovana lungo le travi portanti.


La disposizione di tali travi poi era fatta in modo tale da poter far fuoriuscire il fumo verso l’esterno, attraverso gli interstizi del legno. Le frasche posizionate all'esterno sopra la struttura portante, completavano l’opera garantendo un ambiente confortevole ed asciutto.
La struttura della capanna ausiliaria è molto simile alla capanna principale, ma molto più semplice; spesso costruita per poter riporre gli attrezzi da lavoro.

Nei dintorni veniva predisposto “sa corte” ossia il recinto dedicato alle sole capre, i capretti invece solitamente avevano uno spazio tutto loro chiamato “as cerinas” o “cherinas”.
I maiali stavano nelle “cumbulas”, delle capannine di forma rettangolare, molto basse, con un piccolo recinto per i maialetti.

È importante dire che il ginepro, "su Sinniperu o Tzinnibiri", è un legno robusto e profumato, difficilmente intaccabile dagli insetti e per questo spesso preferito al leccio.
I territori aspri e selvaggi, ubicazione della maggior parte dei cuiles sono così diventati quasi dei ‘’non luoghi’’ ( secondo la definizione dell’antropologo Marc Augè ) soprattutto negli ultimi anni, con la valorizzazione del turismo ambientale ed escursionistico.  

Non più comunità stabili, ma flussi (stagionali per lo più) di visitatori. Paradossalmente ( a dispetto dei sostenitori del turismo come male assoluto e rovina del territorio incontaminato)  anche il turismo ha favorito la riscoperta del magico e ancestrale mondo dei Cuiles.

In Sardegna, più che l’interesse verso il turismo escursionistico e culturale  (  coltivato benissimo negli ultimi anni ) l’attenzione verso questi monumenti è cresciuta grazie al volontariato di chi ama non perdere tradizioni e radici.



A Dorgali  ( paese tra mare montagna, molto conosciuto anche per la frazione marina di Cala Gonone )  un gruppo di cittadini, con forte senso civico e amore verso la propria terra, ha iniziato ad organizzare importantissimi progetti di ristrutturazione dei più belli Cuiles. Decine di persone che hanno trasportato il ginepro  ( con l’autorizzazione del Corpo Forestale ), rimesso a posto i muri e realizzato tutti gli interventi necessari a far rivivere le antiche capanne dei pastori.



Per descrivere questo fenomeno, non si può non fare riferimento alla ricerca e allo studio di Leo Fancello, noto speleologo e grande conoscitore del Supramonte, che per primo ha realizzato una mappa dettagliata degli insediamenti pastorali nel Supramonte.

Un prezioso contributo storico, che ha preso forma anche con una guida: in Trekking dei Cuiles , Fancello offre itinerari e informazioni utili a tutti coloro che vogliono scoprire questa memoria materiale della civiltà pastorale.


Se volete sapere di più su queste meravigliose Architetture, non vi resta che affidarvi a delle esperte guide turistiche locali che organizzano delle emozionanti e suggestive vacanze tra gli antichi Cuiles immersi nella Sardegna selvaggia incontaminata, e viverli di persona degustando preferibilmente un buon bicchere di rosso Cannonau.


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